Grazie al genio di Graham Vick l'opera buffa di Mozart diventa un capolavoro moderno, fresco e scanzonato
Premetto che oggi è il mio compleanno. Ho deciso perciò di fare una pausa dallo studio e regalarmi un pò di tempo per scrivere sul blog, da cui manco da qualche settimana. Ieri sera sono andata a vedere "Così fan tutte" al Teatro dell'Opera di Roma (è stata un'idea di mio marito: a Natale ha regalato a entrambi un bell'abbonamento). L'opera è bellissima e su questo non c'erano dubbi (dico, parliamo di Mozart!). L'allestimento e la regia però sono davvero geniali. Meritano un post, mi sono detta ieri sera, così forse tre dei miei quattro lettori andranno a vedere l'opera, che sarà in scena al Teatro Costanzi fino al 27 gennaio 2017 (il quarto lettore, mio marito, c'è già stato).
L'ambientazione è modernissima. Ok Alessia, abbiamo capito: guarda che oggigiorno sono decine le opere messe in scena in abiti contemporanei. Verissimo. Solo un anno fa, mentre svernavo in quel
di Francoforte, ero andata a vedere l'Affare Makropoulos di Leoš Janáček e anche lì si erano dati un bel da fare in quanto a scenografie e costumi in chiave moderna.
Però, lasciatemelo dire, qui parliamo di qualcosa di veramente diverso, innovativo. E' una questione di interpretazione e di regia, non solo di costumi.
Nel "Così fan tutte" la vicenda è ambientata ai nostri giorni a Napoli in una
scuola superiore (pubblica, direi, tant'è spoglia) e i protagonisti sono ragazzetti imberbi e ragazzine in sneakers e pull colorati, alle prese con
il loro professore di filosofia e con una bidella decisamente spudorata.
La vicenda è tutta incentrata sul tema dell'amore e del tradimento -- bada bene, consumato! Tutto nasce dalla scommessa che i giovani studenti Guglielmo (Vito Priante) e Ferrando (Juan Francisco Gatel) fanno con il loro professore di filosofia Don Alfonso (Pietro Spagnoli), il quale vorrebbe convincerli che nessuna donna è capace di essere fedele all'amato, incluse le sorelle studentesse Fiordiligi (Francesca Dotto) e Dorabella (Chiara Amarù), fidanzate dei due giovincelli.
L'amore delle donzelle è messo a dura prova dai sotterfugi orditi dallo stesso Don Alfonso con la complicità della cameriera Despina (la strepitosa Monica Bacelli). Alla fine, in barba alle migliori commedie Shakespeariane dove il vero amore trionfa sempre -- pensate a "Molto rumore per nulla" o al "Sogno di una notte di mezza estate", Mozart e il librettista Lorenza Da Ponte fan si che le fanciulle cadano l'una nelle grinfie dell'amato dell'altra, resi irriconoscibili dall'improbabile travestimento da ufficiali albanesi.
La regia fa letteralmente morire dalle risate. I personaggi si prendono in giro da soli e l'ironia domina durante tutta la messa in scena. Anche le scene più drammatiche vi faranno sorridere, perché il dramma se esasperato a dovere, diventa paradossalmente comico (provare per credere).
Alcune trovate sono geniali: le allusioni sessuali dei protagonisti che, celati sotto improbabili travestimenti da ufficiali albanesi (un vero spasso, mi chiedo come non si mettano a ridere sol guardandosi), "montano" pouf variopinti decantando la propria bellezza e la grandezza dei loro "nasi" (e chi vuol capire capisca). A tali provocazioni dapprima le ragazze scappano con gridolini scandalizzati, sbandierando la propria fedeltà agli amati partiti militari; poi, a mente fredda, ci ripensano e una riflessione sui bei giovani albanesi (e sui loro "nasi") la fanno eccome. Come dar loro torto?
Uno dei personaggi più divertenti e meglio riusciti è, a mio avviso, quello della bidella/cameriera Despina. Monica Bacelli è un'interprete semplicemente eccezionale: scabrosa, divertente, scandalosa e bellissima. Il suo travestimento da dottore e la cura che somministra ai giovani moribondi utilizzando dei magneti a mò di simboli fallici sono capolavori di comicità.
Una comicità sfacciatamente impensabile, in un teatro dell'opera tradizionale, se non fosse per il genio di Graham Vick, regista dell'opera e fondatore della Birmingham Opera Company. Non dico che siamo ai livelli dei film di Checco Zalone, ma la strada è quella (e ben venga, visto il successo del comico pugliese).
Graham Vick, artefice di questo incredibile esperimento di modernizzazione, si merita una standing ovation. Ha reso il Così fan tutte uno spettacolo godibile a tanti livelli, accessibilissimo (anzi consigliato) ai giovanissimi, perché i personaggi sono proprio loro, i giovanissimi.
Il linguaggio del libretto è aulico e pieno di richiami dotti, ma allo stesso tempo si mantiene fresco e chiaro, comprensibilissimo. La musica non ha bisogno di commento: divina e immortale (parliamo di Mozart, no?). Last but not least, un omaggio a Speranza Scappucci, che dirige l'orchestra del Teatro dell'Opera di Roma nel "Così fan tutte". Bella e brava, mi ha ricordato il maestro Rodrigo De Souza della fortunata serie tv "Mozart in the jungle" per freschezza, vitalità e tenacia.
Avete tempo ancora una settimana!
Alessia Paionni
Così fan tutte
W. A. Mozart - libretto di Lorenzo da Ponte
Regia di Graham Vick
Dirige l'orchestra Speranza Scappucci