AL TEATRO LA COMUNITA' IN TRASTEVERE
PROROGATO FINO ALL'11 DICEMBRE!
Domenica sono andata a vedere lo spettacolo "Amletò - Gravi incomprensioni all'Hotel du Nord". Se non mi avesse invitata Sonia Bertin, che nello spettacolo ci lavora (interpreta il personaggio di "Rose"ncrantz), probabilmente me lo sarei perso e sarebbe stato veramente un peccato, perché l'Amleto messo in scena da Giancarlo Sepe al Teatro La Comunità di Roma è uno spettacolo davvero straordinario. Originale e sorprendente, drammatico e ironico al tempo stesso, di quelli (pochi) che ti fanno stare sulla corda dal primo all'ultimo istante sulla scena e che ti dispiace quando finiscono.
La tragica storia di Amleto molti di noi la conosco già, e pure bene: l'abbiamo letta, vista a teatro e sorbita pure nelle varie versioni cinematografiche -- come non ricordare l'Amleto di Kenneth Branagh (la versione integrale durava quattro ore) o la recentissima interpretazione di Benedict Cumberbatch al National Theatre Live?
Non fa niente.
L'Amleto, anzi no, l'Amletò di Giancarlo Sepe è da vedere assolutamente, un vero e proprio must di questa stagione teatrale.
Se ve lo perdete, peggio per voi.
Adoro Shakespeare, dalle storie inglesi alle commedie. Questa rappresentazione sperimentale dell'Amleto, che osa esplorare forme linguistiche e scenografiche innovative, non fa gridare alla lesa maestà dell'opera teatrale originale. Al contraria, esalta e supera l'originale (che già di per se sfida la perfezione) dando vita a un'esperienza olistica in grado di risvegliare i nostri sensi, e a un'avventura catartica capace di nutrire i nostri animi.
Il teatro ci mette a confronto con attori veri, in carne e ossa, che si fanno testimoni e veicolo di emozioni, stati d'animo e sentimenti.
Al Teatro La Comunità questa esperienza si moltiplica, accentuata dalle dimensioni ridotte del palcoscenico e da una platea, piccola e raccolta, che si proietta (e vi proietta) letteralmente sulla scena.
Lo spettacolo è un'esperienza plurisensoriale.
UDITO - nella pièce si parla poco, e quel poco che si dice è -- francamente -- indecifrabile. C'è chi ha parlato di un "Grammelot alla francese" (forse un omaggio a Dario Fo, a poche settimane dalla sua scomparsa), chi di un espediente teatrale.
Fatto sta che l'esperimento è riuscitissimo e, anche se il francese non lo conoscete e non avete orecchio per le lingue, capirete ogni singola parola proferita, recitata dai personaggi. Vi commuoverete per la povera piccola Ofelia in punto di morte (pardon, Ofelià) e riderete quando Amletò, ripensando alle tragiche vicende della sua famiglia, vi guarderà smarrito e tirerà le fila con un magnifico Mais que famille de merde!
Se da un lato il dialogo è ridotto all'osso, dall'altro la musica la fa da padrone nello spettacolo e assurge a elemento fondamentale della pièce, accompagnando e dando carattere ai singoli episodi della storia.
VISTA: se l'Amletò potesse candidarsi agli Oscar, una nomination per le luci e gli effetti speciali non gliela toglierebbe nessuno (insieme a quella per la colonna sonora). La diabolica mente del regista e le abilità straordinarie dei tecnici di luci e suono riescono a creare atmosfere surreali e oniriche, mai eccessive o esagerate, nelle quali i personaggi si muovono, si agitano, appaiono e scompaiono. Le scenografie sono pressoché inesistenti, eppure vedrete materializzarsi come per magia un treno (lì dove un treno non c'è e non ci può essere) e un rocambolesco inseguimento (dove non ci sono nè strade nè automobili nè velocità). Assisterete alla trasformazione di un semplice armadio (stile "Cronache di Narnia" e "Delikatessen") in un teatro, nell'inferno, per poi vederlo tornare semplice elemento d'arredo dell'Hotel du Nord di Parigi negli anni '40, scenario principale della vicenda.
OLFATTO e TATTO: il Teatro La Comunità è anche un'esperienza olfattiva e tattile importante. Ricavato all'interno di un palazzetto storico di Trastevere, al numero 1 di via Giggi Zanazzo (alle spalle di piazza Sonnino), il teatro si presenta piccolo e -- diciamocela tutta -- un po' claustrofobico, effetti amplificati dall'umidità e dalle pareti total black che accentuano, quasi esasperandola, l'idea di unità e continuità tra platea e palco (anch'esso nero in questo allestimento). I posti sono a ridosso della scena, il che vi permetterà di godere a pieno (a pelle?) della rappresentazione: sentire le gocce del fiume in cui Ofelia si lascia morire, percepire l'esperienza distruttiva e soffocante della guerra annusandone i fumi a fianco delle truppe danesi in marcia, sentire l'incombente presenza del fantasma del re, assassinato dal suo stesso fratello, gridare vendetta.
L'Amletò è uno spettacolo che si presta a svariegati piani di lettura. L'approccio scelto da Sepe è diretto, per nulla mediato, quasi didascalico; nonostante la penuria di parole, si fa seguire e comprendere da tutti a prescindere dal fatto che conoscano o meno la vicenda. Eppure, a guardarlo bene, questo spettacolo è fitto di richiami aulici: non solo strizza l'occhio al Grammelot di Dario Fo cui accennavo prima, ma si riallaccia al teatro fisico moderno, al mimo e alla narrazione attraverso il corpo (più che tramite la parola) che è propria della danza. Più ancora, fa rivivere le atmosfere visionarie della bellissima pièce "Rosencrantz e Guildenstern sono morti" di Tom Stoppard, pietra miliare del teatro dell'assurdo e dell'esistenzialismo: anche in Amletò, infatti, i due personaggi -- ribattezzati "Rose"(ncrantz) e "Guillaume"(Guildenstern) -- si scoprono a un certo punto attori in una compagnia teatrale, "giocando" a uccidere Amleto armati di pistola e coltello. E' un bel riferimento al metateatro e al gioco della finzione nella finzione quello che Sepe ci regala nell'Amletò, strizzando l'occhio all'assurdità dell'esistenza dei suoi personaggi e, perchè no, della vita stessa.
Alessia Paionnon solo el
dal 6 OTTOBRE all'11 DICEMBRE 2016
AMLETO’
(gravi incomprensioni all’Hotel du Nord)
uno spettacolo di Giancarlo Sepe
con
Guido Targetti Federica Stefanelli Emanuela Panatta Alessio De Caprio
Manuel D’Amario Cesare D’Arco Federico Citracca Sonia Bertin
Scene e costumi Carlo De Marino
Musiche a cura di Davide Mastrogiovanni e Harmonia Team
Disegno luci Guido Pizzuti
Responsabile Produzioni Pino Le Pera
Ufficio Stampa Compagnia Umberto Orsini Luana Nisi
Ufficio Stampa Teatro La Comunità Vittorio Stasi
Una produzione Teatro La Comunità
in collaborazione con la Compagnia Orsini e il Teatro Galleria Toledo