A giugno la Tate Modern di Londra ha inaugurato la nuova ala dedicata all'arte dal 1960 a oggi. Noi c'eravamo...
The art changes, we change - l'arte cambia, noi cambiamo. E in effetti dal 17 giugno di cose ne sono cambiate parecchie, con riferimento al Regno Unito. Chissà se l'autore di questo slogan pensava che di lì a pochi giorni i cittadini britannici avrebbero votato per abbandonare l'Unione Europea, quello stesso ambizioso progetto geo-politico cui nel 1975 avevano scelto di aderire?
Probabilmente no. Da sempre l'arte è simbolo di unione, è sogno di un mondo senza confini né colori, luogo dove le diversità plurali sono accettate e valorizzate. Non a caso si sente parlare spesso di "comunità artistica" senza connotazione politica, geografica, culturale, religiosa, di genere.
Anche l'arte si confronta oggi con una realtà difficile, di grandi cambiamenti: crisi globale, migrazioni, guerre, il dilagare di estremismi, oscurantismo e terrorismo, lo stallo delle istituzioni europee e dei governi nazionali, i problemi delle grandi potenze (USA e Russia) e dei paesi emergenti.
Come può l'arte non rispecchiare il cambiamento, lo smarrimento e la parziale perdita di identità che tutto ciò comporta? In tutte le sue forme (pittura, scultura, performance) l'arte contemporanea si fa espressione concreta del contesto politico, sociale ed economico. In questo processo le fanno eco letteratura e cinema, che non a caso danno vita a opere come il romanzo Sottomissione di Michel Houellebecq (da leggere, bellissimo e visionario) e docu-film come Fuocoammare di Gianfranco Rosi (Orso d'oro a Berlino quest'anno).
Torniamo alla Tate Modern. Inaugurata nel 2000, dopo il monumentale restauro dell'ex centrale elettrotermica di Bankside ad opera degli architetti svizzeri Herzog & De Meuron, Tate Modern è oggi uno dei più grandi e ricchi musei d'arte contemporanea del mondo e una delle prime tre attrazioni turistiche del paese, in grado di assicurare alla città di Londra un beneficio economico di oltre 100 milioni di sterline l'anno e con migliaia di members sparsi in tutto il mondo (forse anche perché per diventarlo basta donare 70 sterline, anche on line: è una formula che anche i musei italiani potrebbero sperimentare). La cosa sconvolgente è che dopo pochi anni dalla sua nascita, e precisamente nel 2009, la Tate Modern decide di raddoppiare, perché gli spazi a disposizione - ancorché enormi, considerando la Sala delle Turbine (Turbine Hall) di oltre 3000 metri quadrati e i 6 piani della Boiler House dedicati alle esposizioni - non sono più in grado di contenere la collezione in continua espansione.
Il progetto viene assegnato ancora una volta a Herzog e De Meuron, che propongono di aggiungere all'edificio originario con l'iconica ciminiera, statico e massiccio, una visionaria piramide di dieci piani con un andamento a spirale, rivestita di una pelle forata di mattoni rossi che riprende lo stile della Boiler House. Gli spazi espositivi sono più che raddoppiati, come pure quelli comuni e i servizi (bar, ristoranti, librerie e biblioteche), senza contare la nuova bellissima terrazza al decimo piano che consente una veduta a 360° dello skyline londinese.
Per dirla alla romana, 'sti Inglesi so' proprio gajardi, visto che in 7 anni sono riusciti in questa impresa, quando in Italia impieghiamo il doppio del tempo per produrre un topolino (per non dire peggio).
Gli spazi espositivi sono completamente riorganizzati: la nuova Switch House è dedicata alle opere di artisti dal 1960 in poi, mentre i pezzi "classici" (cioè dal 1900 al 1959) sono ospitati nel complesso originario del museo, la Boiler House. La collezione è mozzafiato. C'è di tutto: anche la celebre scultura del futurista italiano Umberto Boccioni Forme uniche della continuità nello spazio, datata 1913, che se non ci avete mai fatto caso è quello strano guerriero spaziale raffigurato sul retro delle monete da 20 centesimi di euro coniate in Italia.
Potevo resistere?
Ho trascinato marito e figlia (7 anni) a Londra per partecipare ai festeggiamenti per l'inaugurazione ufficiale della nuova Tate Modern. La mattina del 17 giugno 2016, sotto un proverbiale cielo grigio londinese ci siamo avventurati sulla riva sud (South Bank) del Tamigi fino a raggiungere il Millenium Bridge e la Tate Modern, e siamo entrati.
Siamo entrati (l'ingresso alla collezione permanente è gratuito: Tate è un’organizzazione benefica e dipende dalle donazioni dei visitatori, e chi vuole può donare 4 sterline). Abbiamo scoperto con piacere che fino alla fine di giugno le celebrazioni della nuova apertura prevedevano un fitto programma di eventi con incontri, letture, performance improvvise per stupire i visitatori con cantanti, danzatori, attori e artisti. Il personale addetto alle sale ogni quarto d'ora si animava e spiegava una delle opere esposte al pubblico incuriosito.
Pensavo che mia figlia si sarebbe annoiata, e invece è letteralmente "entrata" nello spirito (e in molte delle iniziative interattive) della Tate Modern: dalla scultura vivente di David Medalla (Cloud Canyons n. 3), una macchina che crea figure tridimensionali sempre diverse con le bolle di sapone, alle costruzioni in legno a disposizione dei visitatori (ci siamo cimentate insieme e abbiamo costruito una bella torre!). Figuratevi poi se potevamo farci mancare i divanetti ingabbiati dell'installazione Capsules di Ricardo Basbaum: tutti dentro!
Ad accoglierci nella Turbine Hall il grande albero realizzato dall'artista cinese Wei Wei, e tantissimo personale con mappe e informazioni sugli eventi - talmente tanti da essere impossibile seguirli tutti.
Da citare il nuovo ristorante al nono piano della Switch House e, se proprio dell'arte contemporanea non ve ne può fregare di meno, la famosa terrazza al decimo e ultimo piano del nuovo edificio da cui non solo si gode un panorama mozzafiato su Saint Paul, Tamigi e la City, ma qualcuno può anche soddisfare certi pruriginosi istinti voyeuristici sbirciando all'interno delle case adiacenti la Switch House, costruite con pareti interamente in vetro (e davvero poche tende...).
Tante, tantissime le opere di artisti italiani in mostra nella collezione permanente della Tate Modern: oltre a Boccioni e alla Merz anche molti giovani cui i musei nazionali dedicano ben poca attenzione. Si vede che è destino dei nostri connazionali essere più apprezzati all'estero che in patria.
Insomma, se vi è venuta voglia di vedere questa nuova Tate Modern londinese, vedrete che - una volta andati - non ve ne pentirete. Un suggerimento: visitate prima il sito internet del museo, per avere indicazioni sulla collezione e sulle mostre temporanee e informazioni sugli orari. Buona visita!
http://www.tate.org.uk/visit/tate-modern
Alessia Paionni