Se pensate che l'archeologia abbia perso gran parte del suo fascino avventuroso, eccovi un mistero ancora tutto da svelare
C’è ancora un mondo da scoprire e, se vivete a Roma, probabilmente questo mondo si trova proprio sotto i vostri piedi, dove meno ve lo aspettate: a piazzale Labicano, per esempio. Avete mai fatto caso alla recinzione metallica che si trova a ridosso del terrapieno della ferrovia Roma-Cassino-Napoli nel punto del piazzale da cui parte la via Prenestina? Quella recinzione cela l’ingresso a una basilica sotterranea risalente al I secolo d.C., un sito straordinario non solo per fattura, stato di conservazione e bellezza e originalità delle decorazioni parietali, ma anche per il mistero che lo avvolge.
L’edificio fu fatto costruire durante il regno di Claudio (41-54 d.C.) da un aristocratico romano, un membro della famiglia degli Statilii discendente e omonimo del più famoso condottiero Statilio Tauro. Costui fece edificare la basilica più di sette metri sotto il livello stradale (di allora), come ambiente sotterraneo, riccamente decorato e adibito alla pratica di un non meglio precisato culto: quanti misteri da svelare!
1. Origine e struttura della basilica
La tipologia dell’edificio rappresenta un primo dilemma: in base alle nostre (limitate) conoscenze, lo schema basilicale a tre navate con abside (tipico degli edifici paleocristiani a partire dal
IV secolo d.C.) non dovrebbe esistere nel I secolo d.C.! In questa epoca, infatti, le uniche basiliche finora note sono quelle forensi, concepite come luoghi pubblici aperti, adibiti ad
accogliere molte persone (pensate a quelle dei Fori Romani). Al riguardo, alcuni studiosi ipotizzano però che lo schema della basilica sotterranea di Statilio Tauro mutui la sua forma da uno
spazio interno delle case private più fastose, destinato a ricevere gli ospiti.
Anche la tecnica di costruzione utilizzata è peculiare: nascendo come ambiente sotterraneo, l’ambiente fu realizzato “al negativo”, cioè scavando prima nel terreno le trincee e i buchi che
avrebbero costituito lo scheletro dell’edificio (muri, pilastri e volta di copertura), riempiendo tali solchi con il calcestruzzo e infine, una volta consolidatosi il cemento, svuotando la terra
che aveva svolto la funzione di cassaforma.
2. Perché costruire un ambiente sotterraneo?
Provate a chiedervelo nel momento stesso in cui varcate la soglia della basilica, cercando di decifrare quali sensazioni vi suscita questo misterioso luogo. Immaginatevi un gruppetto di antichi Romani, Statilio Tauro in testa, incedere nel buio corridoio d’ingresso diretti verso questo ambiente sotterraneo illuminato soltanto da fiaccole e lanterne. Non bisogna essere archeologi per capire che la basilica ipogea doveva riguardare qualche pratica misterica, destinata a pochi iniziati e da svolgere lontano dalla luce del sole e da occhi indiscreti.
La Roma del primo impero pullulava di religioni di questo tipo: si trattava per lo più di culti di origine orientale, asiatica o egiziana, quali il mitraismo, l’orfismo, i misteri eleusini legati a Demetra e quelli dionisiaci, i culti di Iside, Osiride e Serapide, per citare solo i più diffusi.
Caratteristiche comuni a tutti i culti misterici erano la natura esoterica delle pratiche religiose, segrete e rivelate soltanto agli iniziati, i simboli sacri e le cerimonie magiche (sacramenti e rituali di purificazione, sacrifici, abluzioni, digiuni o astinenze, ascetismo, banchetti sacri e danze) e il carattere salvifico e liberatorio, che prometteva una vita oltre la morte.
3. Individuazione del culto e iconografia delle decorazioni in stucco
Non vi è accordo tra gli studiosi su a quale culto fosse dedicata la basilica sotterranea di Porta Maggiore. La simbologia del luogo, in altri casi dirimente, si presenta qui così variegata da non essere univocamente riconducibile a uno specifico culto. Le decorazioni a stucco — recentemente restaurate e bellissime — raffigurano infatti miti diversi, ancorchè i temi della vita oltre la morte e dell’amore costituiscano un comune denominatore. Numerose le scene sulle pareti, connesse a miti affascinanti: Saffo che si suicida gettandosi dalla rupe di Leucade, i Dioscuri che rapiscono le Leucippidi nel giorno delle loro nozze, il ratto di Ganimede, Orfeo che cerca di liberare Euridice dal regno dei morti, Ifigenia sull’altare del sacrificio, Agave in preda a una danza orgiastica con la testa del figlio Penteo in mano, due Baccanti che ballano in piena estasi dionisiaca, Alcesti che si sacrifica per salvare il marito, Demetra e il rapimento della figlia Persefone a opera di Ade, Ermete psicopompo (che accompagna le anime dei morti nella sede dei Beati), Vittorie alate, Grifoni, tavole imbandite, palmette e fiori di loto, e altro ancora.
Alcuni studiosi ipotizzano che la basilica fosse un luogo dedito genericamente al culto dei morti (c.d. basilica funeraria), anche se non è chiaro in che modo ciò sia collegabile alla figura di Statilio Tauro. Qualcun altro ha pensato, e forse non a torto, che si tratti di una basilica neopitagorica. Il neopitagorismo si configura infatti come filosofia fortemente orientata al misticismo e al tema della reincarnazione dell’anima: secondo questa dottrina di stampo aristocratico, praticare una vita ascetica e riti magici era necessario per raggiungere la purificazione dello spirito e sottrarre in tal modo l’anima al ciclo naturale delle reincarnazioni. Saffo, i Dioscuri, Orfeo, Demetra e Persefone sono in tal senso figure emblematiche e riconducibili al neopitagorismo.
4. Statilio Tauro e il neopitagorismo
Secondo tale interpretazione, Statilio Tauro sarebbe stato un fervente seguace del neopitagorismo; il suo triste destino avrebbe però condizionato anche la fortuna della basilica, che ebbe breve vita.
Venuto in odio all’imperatrice Agrippina Minore, madre di Nerone, Statilio venne accusato di praticare riti magici a fini eversivi contro il potere imperiale e fu costretto a darsi la morte. Forse proprio in seguito a tale evento la basilica fu svuotata di tutti gli arredi, riempita di terra e abbandonata a un oblio più che millenario. Solo nel 1917, in occasione dei lavori per la costruzione della ferrovia Roma-Cassino-Napoli, la basilica — scoperta grazie a un fortuito cedimento del terreno — fu restaurata, studiata e conservata fino ai giorni nostri.
Da non perdere.
Alessia Paionni
La basilica si può visitare prenotando al n. 06 39967700 (Coopculture).
BOX
LE DECORAZIONI PRINCIPALI
Nel catino dell’abside, se vogliamo il punto più rappresentativo della basilica, è rappresentata la poetessa Saffo che, invaghitasi del bellissimo Faone ma non corrisposta, si
suicida gettandosi (spinta da Eros) dalla rupe di Leucade. In mare la accoglie con un drappo ricurvo un tritone, che la scorterà nel suo viaggio dalla vita mortale alla sede dei Beati
(connessioni con la dottrina neopitagorica).
Nella volta della navata centrale le raffigurazioni si raggruppano intorno a tre riquadri principali situati ai lati e al centro della navata stessa, di cui uno perduto. Il primo quadro (lato
ingresso) raffigura un Dioscuro che rapisce una Leucippide nel giorno delle nozze, che si dibatte disperatamente per liberarsi.
Nel riquadro centrale il giovane e bellissimo Ganimede viene rapito in cielo da una figura alata, forse Eros. Sull’Olimpo il giovinetto divenne coppiere degli dei e fu amato da Zeus che, in seguito, lo trasformò nella Costellazione dell’Acquario forse per salvarlo dalle ire della sua sposa Era, gelosa del ragazzo. Il mito trasla nella relazione Zeus-Ganimede il rapporto omoerotico tra maschio adulto e giovinetto, che potrebbe assumere in tale contesto una valenza iniziatica.
CREDITS
Bibliografia: Salvatore Aurigemma, La basilica sotterranea neopitagorica di Porta Maggiore in Roma. Guida, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1975.
Ulteriori spunti e informazioni sono stati forniti dalla dottoressa Barbara di Lorenzo dell’Associazione Flumen, che mi ha accompagnato alla scoperta di questo incredibile sito, e dal sig. Gianfranco Gemelli della
Soprintendenza Speciale per l'area archeologica d Roma, che ringrazio per la documentazione fornitami.
Immagini: courtesy Coopculture, salvo diversamente indicato in didascalia.
Basilica neopitagorica di piazzale Labicano
VISITE GUIDATE
II e IV domenica del mese
Ore 10.00 e 12.00 per gruppi
Ore 11.00 individuali (massimo 6 persone)
III lunedì del mese ore 17.00 solo gruppi
Prenotazione obbligatoria al n. 06 39967700 (Coopculture)
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