DAL 6 AL 15 MAGGIO
A distanza di due anni Mauro Camponeschi, architetto e artista romano, torna con una personale alla Galleria Talent Art. Questa volta riesco inaspettatamente a intercettarlo per una breve intervista telefonica prima del vernissage della mostra, fissato per venerdì 6 maggio alle ore 18 presso la piccola galleria al numero 7 di via Ferdinando Martini, in zona Talenti.
Parlare con Mauro Camponeschi è una piacevole sorpresa: mi racconta con voce calma e gentile di sè e del suo lavoro creativo. Gli piace parlare della propria attività di artista, cui tiene moltissimo, ma sa farlo con tono chiaro, equilibrato e intelligente, e senza prendersi mai troppo sul serio (cosa che spesso non guasta). Il suo stile è originale e inconfondibile: "devo molto alla formazione da architetto -- mi spiega -- cui attingo soprattutto nella fase progettuale e compositiva dei lavori".
Mauro Camponeschi è un uomo di grande cultura, dedito allo studio sistematico della storia dell'arte sin dagli anni dell'università, con una sconfinata passione per la lettura tout-court. "Dietro ogni ogni progetto c'è quasi sempre un libro", mi confessa.
"L'idea per questa mostra, ad esempio, mi è venuta leggendo i saggi di Antonio Forcellino [edizioni Laterza] dedicati ai grandi artisti del Rinascimento: Raffaello, Michelangelo, Tiziano". Il titolo della mostra, Silenzi, deriva proprio dalla storia di questi mostri sacri del Rinascimento che nelle pagine di Forcellino sono descritti come esseri umani capaci di meschinità e bassezze, eppure sempre pronti ad annullarsi nell'ebbrezza del Bello e dell'Armonia della composizione.
Camponeschi fa propria questa ricerca di significato ed equilibrio compositivo mirati a integrare le diverse componenti di un'opera, così da creare un'ensemble organico,
armonioso e naturale."Quello che cerco è il rapporto con chi osserva le mie opere, carpire la sua attenzione, stimolare il piacere dei sensi e dell'anima
dello spettatore."
Questo obiettivo Mauro Camponeschi non lo raggiunge con effetti speciali o "facendo rumore", ma con immagini così profonde ed equilibrate nella composizione da lasciare ipnotizzati, in silenzio. E' una ricerca tutt'altro che facile la sua, che comporta "un largo uso di disegni preparatori, schizzi e prove, di analisi dei dettagli, di modelli e segni", oltre che una continua sperimentazione "sulle tecniche, gli strumenti, i materiali e le loro modalità d'impiego".Per la mostra "Silenzi" Mauro Camponeschi ha selezionato una trentina di opere: ci sono dipinti e disegni, di vari formati. Gli chiedo quale sia per lui la più rappresentativa tra le immagini che esporrà. Mi risponde subito, senza esitazione. "E' il grande quadro con la donna violoncello", uno dei suoi oli più recenti [cfr. figura grande in alto, sotto il titolo]. Si tratta di una grande tela dall'ambizioso titolo (A volte la distanza fra quello che vogliamo e quello che temiamo ha lo spessore di una ciglia), così ricca, complessa e articolata, che la si può non a torto ritenere un manifesto programmatico e al tempo stesso una sintesi della ricerca dell'autore.
Il tema principale, presente anche in tutte le altre opere, è il tempo (rectius, il passare del tempo). I segni del suo inesorabile scorrere si scorgono ovunque, raffigurati simbolicamente dalla carta accartocciata e poi distesa e dalle onde del mare, che tanto ricordano le rughe lasciate dal tempo sui nostri volti e corpi. Gli strappi nel cielo e sulla terra paiono raffigurare le ferite, le lacerazioni che la vita inferisce all'animo umano. I libri o le singole pagine strappate che volano via nel cielo scuro sembrano poi metafora degli anni che passano, senza che vi sia modo di fermare o quanto meno rallentare il flusso del tempo.
Nel quadro l'uomo è rappresentato come un naufrago alla deriva tra i flutti schiumosi di un mare senza confini, capace di sopravvivere solo aggrappato a qualcosa che lo tenga a galla (un frutto, forse un pomo d'oro delle ninfe Esperidi?).
Non tutto è perduto, tuttavia. L'opera porta in sè anche un messaggio positivo che risolve, o quanto meno attenua, la tragica rappresentazione della condizione umana: esiste un luogo, forse più di uno, dove ci si può fermare e trovare ristoro dal travaglio dell'esistenza. Questi approdi per l'anima sono rappresentati da arte, architettura, musica, danza, scienza, lato sensu dalla conoscenza, che tutte nutrono la creatività e accompagnano l'uomo (e la donna) durante tutta la loro vita, mentre le pagine lentamente volano via.
Il dipinto è così ricco che, pur soffermandomi a lungo a osservarlo, ho sempre la sensazione di averne tralasciato qualche elemento. Allora torno più volte e in momenti diversi sui suoi dettagli, scoprendo ogni volta un particolare che prima mi era sfuggito, una connessione cui non avevo ancora pensato. Tutto questo lo faccio in silenzio, rapita dalla complessità e dall'equilibrio della composizione.
Alessia Paionni