Le immagini fotografiche del giovane artista italiano in mostra alla Facoltà di Comunicazione, Media e Design dell'Università di Mosca DAL 14 AL 23 APRILE 2016
Questa pagina è dedicata a eventi che hanno luogo fuori porta, ovvero all'esterno della città di Roma. Non sarebbe quindi tecnicamente sbagliato postarvi un articolo dedicato alla mostra fotografica "Aenigma" di Eduardo Fiorito che si terrà da domani 14 aprile 2016 presso la High School of Economics di Mosca. Lo ammetto, Mosca non è proprio dietro l'angolo. Ma non viviamo ormai in un mondo globalizzato?
Chi può escludere, inoltre, che uno dei miei (sei) lettori in questi giorni non si trovi proprio in Russia? In tal caso, avrebbe l'opportunità di visitare la mostra, che a mio avviso davvero merita di essere vista.
Le ragioni sono molteplici: la prima è che Eduardo Fiorito è un giovane artista molto promettente nel panorama italiano contemporaneo (di cui a quanto pare si sono accorti anche all'estero); la seconda riguarda le sue opere fotografiche, a dir poco magnetiche. Catturano lo sguardo, e non si finirebbe mai di ammirarle e ispezionarle, indugiando sui particolari accattivanti e improbabili, echi di mondi remoti e (non del tutto) impossibili.
Nelle fotografie di Eduardo Fiorito l'essere umano percorre solo, desolatamente solo, un cammino che assurge a paradigma dell'esistenza stessa. Il percorso è suddiviso in tre tappe gnoseologico-esistenziali che incarnano rispettivamente la ricerca di una meta, la scoperta dell'ousìa (e di se stessi) e il ritorno alle originiche, e che -- non a caso -- sono state evocativamente battezzate "fanciullezza" (Childhood), "età della luce" (Age of Light) e "madre terra" (Earth).
Mostra Aenigma di Renato Fiorito, Mosca - locandina; Eduardo Fiorito, Children in time #1 ©Eduardo Fiorito
Protagonista del primo capitolo è una bambina, che si trova sola ad affrontare contesti realistici -- in molte delle foto si riconoscono celebri monumenti della Roma sacra e profana -- calati però in situazioni surreali e apocalittiche. La bambina si erge in piedi, impavida, a testimonianza di un'avvenuta catastrofe: avanza a fatica verso una basilica di San Pietro in rovina all'indomani di una calamità che ha ridotto in macerie il più famoso simbolo del Cristianesimo sulla terra; e guarda impassibile il Palazzo di Giustizia di Roma sradicarsi dalle sue fondamente e prendere letteralmente il volo, massiccio più che mai, verso un cielo livido e minaccioso. Per citare le parole di Raul Wittenberg, "il Palazzaccio diventa un'astronave degna di un film di Stanley Kubrick", calato "in un incubo surreale che ricorda certe foreste di Max Ernst".
Eduardo Fiorito, Villa Borghese #5; Children in time #24 ©Eduardo Fiorito
Forte e risoluta, la bambina ci accompagna in un viaggio surreale alla scoperta della nostra identità, tra le macerie di antiche vestigia ormai sulla via del tramonto (o in cammino verso lo spazio).
Un senso di oppressione e angoscia vi attanaglia mentre indugiate sugli sconcertanti particolari dell'immagine? Vi chiedete cosa mai sia accaduto, dove è finito il resto dell'umanità, e se questa bambina, tutta sola, riuscirà a sopravvivere? Dalle immagini sembrerebbe di si.
Nel secondo capitolo della trilogia alla bambina si è sostituito un uomo adulto. La prospettiva è cambiata, gli scenari apocalittici si sono attenuati, come se la presa di coscienza di rovina e distruzione avesse condotto finalmente a un'agognata pace interiore, che è allo stesso tempo consapevolezza e illuminazione (in altre parole, un'Age of Light). Il cammino procede, dunque, ma in toni più sereni e pacati. L'uomo passa per un antico chiostro, emblema di un processo di crescita interiore finalizzato al superamento di contrasti, difficoltà e conflitti (soprattutto interiori). La meta appare sempre più vicina: l'essere umano si libera da angosce e paure e fluttua in alto verso la luce, circondato da un'intricata e antica foresta.
Eduardo Fiorito, Children in time #36; Rock-temple #40 ©Eduardo Fiorito
Alla fine di questo percorso di ricerca c'è lei: Madre Terra (Earth), bellissima e inquietante, con i suoi mari, gli scogli di ghiaccio (o quello che ne rimane per via del global warming), i paesaggi selvaggi con cascate, nei quali è completamente assente ogni traccia della mano dell'uomo. Il cielo è sempre scuro, grigio, ma l'immagine ha assunto nel complesso toni che sembrano più positivi rispetto alle fasi precedenti.
Gli spunti che possiamo desumere dalle fotografie artistiche di Eduardo Fiorito sono innumerevoli. Basti pensare alla sostenibilità della crescita economica e demografica nel pianeta, al problema del riscaldamento globale, alla crisi (economica e di valori) che ha intaccato l'Occidente negli ultimi anni.
Anche se il lieto fine sembrerebbe in qualche modo assicurato, considerata la positiva evoluzione delle immagini, resta comunque da chiedersi se nella mente e nelle intenzioni di Eduardo Fiorito il futuro e la soluzione di questo enigma non siano da trovarsi tout-court "nella natura" o, piuttosto, "nella natura senza la presenza dell'uomo".
Aspettiamo con ansia il ritorno di Eduardo affinché ci chiarisca meglio questi punti, e la notizia della sua prossima mostra (a Roma o in Italia) così da avere l'opportunità di ammirare le sue opere dal vivo e --- perché no -- scambiare quattro chiacchiere insieme.
Alessia Paionni
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