Sto in quella curva di quella montagna che vedo riflessa in questo lago di vetro. Al tavolo di Mario
AL MACRO di via Nizza FINO AL 12 GIUGNO 2016
Mario e Marisa Merz: due cuori, due sensibilità, un lungo percorso artistico, sempre insieme nella vita e in questa mostra che li celebra al MACRO di Roma.
Alla fine degli anni Sessanta entrambi sposano il movimento non a caso denominato "Arte Povera" dal critico e teorico d'arte Germano Celant, risultandone tra i più illustri esponenti. In aperta polemica con le forme di arte tradizionali, delle quali rifiutano tutto -- anche i supporti, i "poveristi" scelgono di utilizzare materiali appunto "poveri" come terra, legno, ferro, stracci, plastica e scarti industriali per evocare le forme originarie della società umana (igloo, oggetti e animali primitivi).
Di questo periodo sono in mostra: le celebri "scarpette" tessute da Marisa; il suo ritratto di Mario, appena accennato con un filo di matita sottile e trasparente come quello di un ragno, eppure straordinariamente somigliante (attenti, la tela sembra in un primo momento tutta bianca); le "coperte arrotolate con filo di rame e scotch" esposte nel 1968 alla collettiva Arte Povera + Azioni Povere curata da Celant agli Arsenali dell’Antica Repubblica di Amalfi; e i ricami tessuti a mano da Marisa con filo di nylon e rame.
Come cornice, le foto di Claudio Abbate che ci riportano, non senza una certa nostalgia, all'Italia e al panorama artistico di quegli anni, illustrandoci l'essenza di alcune "azioni povere", tra cui quella di Marisa all'aeroporto dell'Urbe a Roma.
Di Mario c'è la celebre spirale, con sequenza iniziale di Fibonacci, realizzata nel 2003 per i Fori Imperiali di Roma, qui eccezionalmente collocata nella posizione per la quale era stata pensata dall'artista: doveva restare verticale, a ridosso di uno dei muri del Foro di Cesare. Per non danneggiare i resti romani, fu però posizionata sul pavimento del Foro.
La mostra ripercorre le varie fasi dell'attività dei due artisti, mentre trait d'union è il legame con la città di Roma: dalle opere degli anni Settanta alle installazioni che prevedono l'uso di cera -- tante le "teste" realizzate da Marisa in diversi materiali ed esposte sui tavoli di vetro creati appositamente da Mario Merz.
Figure a metà tra volti alieni e Veneri di Willendorf, queste, ma con espressioni umanissime, tanto da risultare subito tenere e familiari, buffe o anche un po' raccapriccianti.
Esposti anche tanti dipinti più recenti di Marisa Merz, realizzati con tecniche miste.
C'è pure una piccola fontana realizzata con un foglio di piombo ripiegato, un motorino elettrico e contenente una rosa di Jericho o di Fatima (anastatica hierochuntica), una pianta erbacea del deserto che nella stagione secca si disidrata ripiegandosi in una massa sferoidale compatta che protegge i semi, che restano pertanto vitali per anni. Quale simbolo migliore dell'arte, libera ed eterna?
Alessia Paionni
MACRO - Museo d'Arte Contemporanea ROma
Orario
da martedì a domenica ore 10.30-19.30
La biglietteria chiude un'ora prima.
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