Mostra fotografica di Angelo Paionni
DAL 27 NOVEMBRE AL 6 DICEMBRE 2015
CONFRATERNITA DEI BERGAMASCHI, Via di Pietra 70 (Via del Corso) ROMA
Lun-Ven h 10.30-18
Sab-Dom h 10-13
Vuoi vedere il futuro?
Vai a Bilbao.
Lo dice anche il New York Times (e non si riferisce solo al museo Guggenheim).
Alla metà del 1800 Bilbao era una città industriale grigia, sporca e fumosa. Le acque del fiume Nervión, che la attraversa, erano torbide degli scarichi di industrie siderurgiche e cantieri navali. La città pullulava di banche e di commerci, ed era la capitale economica della regione.
La grande crisi industriale del 1975 lasciò la città in condizioni difficili. Un elevato tasso di disoccupazione e povertà, il degrado sociale e quello ambientale hanno contraddistinto Bilbao fino agli anni Novanta.
Poi qualcosa è cambiato.
Nel 1991 le autorità hanno varato diversi progetti di rinnovamento e riqualificazione urbana con l’obiettivo di migliorare le sorti e l’immagine della città. Con grande impegno e con investimenti mirati sono riuscite a compiere un vero miracolo, tanto che l’odierna Bilbao ha ben poco della città industriale di un tempo.
Il progetto di rinnovamento ha puntato su quattro obiettivi principali:
1. rinnovo e manutenzione dell’architettura urbana,
2. qualità e fruibilità degli spazi urbani comuni,
3. realizzazione di un trasporto pubblico efficiente,
4. recupero di un rapporto positivo con il fiume Nervión. Questi obiettivi sono stati realizzati a pieno in poco più di un decennio.
Il motore immobile di questo processo è stato quello che oggi è diventato il simbolo della città:
il Guggenheim Museum,
progetto dall’archistar canadese Frank O. Gehry e inaugurato nel 1997.
La vera forza della capitale basca risiede nella capacità e nella lungimiranza dei suoi amministratori e della classe politica, che sono riusciti a trasformare una città oggettivamente brutta e soffocata da acciaierie, rifiuti e container in un gioiello a misura d’uomo e con un potenziale turistico straordinario.
Le immagini mostrano: quanto siano belli – oltre che efficientissimi – i tram che corrono su veri tappeti erbosi e le stazioni della metropolitana (queste ultime opera di un altro archistar, il britannico Norman Foster), quanto sia riuscito il progetto di recupero urbanistico e ambientale e, soprattutto, quanto i cittadini siano quotidianamente coinvolti, responsabilizzati e chiamati a partecipare al mantenimento di questo vero e proprio miracolo.
Da cittadino di Roma nel 2015 mi dico: ma allora è possibile!
Buona visione (e riflessione).
Alessia Paionni